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Alleluja! Alleluja! Buone notizie per i devoti di Clemente Vismara. Dei sei supposti “miracoli” presentati alla Congregazione dei Santi nel 2001, uno ha buone possibilità di essere approvato: la beatificazione del grande missionario è prossima!
Nel dicembre 2000 Don Ennio Apeciti e il dott. Franco Mattavelli (sindaco di Agrate) si recano a Kengtung in Birmania per raccogliere prove e testimonianze di sei “miracoli” attribuiti all’intercessione di Vismara e presentano la documentazione alla congregazione dei santi; nel 2003 la congregazione risponde che cinque casi non sono approvati perché carenti di documentazione. Il 14 dicembre 2003 il prof. Carlo Alù, della commissione medica della congregazione scrive una lettera alla postulazione ponendo quattro domande circa uno dei sei supposti “miracoli”; e aggiunge: “Se il caso clinico viene meglio chiarito, dando delle precise risposte ai quesiti da me richiesti, può la guarigione… essere considerata del tutto eccezionale ed improvvisa, così come richiede un evento soprannaturale”.
Il caso preso in esame è quello del bambino Joseph Tayasoe, dell’orfanotrofio cattolico di Mong Yang: domenica 12 febbraio 1998 (aveva 10 anni) è caduto da un albero maestoso, su cui era salito con altri ragazzi per raccogliere dei frutti e uccellini da mangiare, da 4,5 metri di altezza: batte la testa su un grosso pietrone che esce dal terreno inondandolo di sangue e rimane in coma per tre giorni completi, con trauma cranico, ferita lacero-contusa al cuoio capelluto e rottura della scatola cranica.
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Il bambino è stato portato nell’ospedaletto di Mong-Yang da un uomo che pedalava in bibicletta (o guidava una motoretta) e una ragazza seduta dietro che teneva sulla braccia Joseph con la testa sfondata. I segni del coma profondo erano visibili anche all’esterno: midriasi (dilatazione abnorme) della pupilla dell’occhio sinistro, incontinenza sfinterica vescicale, sangue che usciva dal naso e dalle orecchie, coma senza nessuna variazione per tre giorni completi. E’ stato curato cucendogli il cuoio capelluto con 12 punti, col cortisone, una terapia contro l’edema e nutrito con fleboclisi. Il ragazzo è stato adagiato in letto su un fianco. Il medico ha avvisato i parenti che la situazione di Joseph era “hopeless”, cioè senza alcuna speranza.
Dopo preghiere a padre Vismara, il mattino del quarto giorno Joseph si sveglia improvvisamente e subito chiede da mangiare alla mamma, che era accanto al suo letto. La mamma, poverina, gli dà da mangiare, contenta che il figlio si è risvegliato. E’ stata una guarigione improvvisa, totale e permanente.
L’8 aprile 2004 mons. Ennio Apeciti manda al prof. Alù altri documenti preparati dal dott Franco Mattavelli e il 1° giugno 2004 Alù risponde: “Si può senz’altro completare l’iter giuridico, poiché vi sono gli estremi per giudicare la guarigione improvvisa e completa, così come è richiesto per un evento umanamente non spiegabile”. In altri termini, dice che si può fare il “processo diocesano sul miracolo” nella diocesi di Kengtung. Nel luglio 2004, ancora mons. Ennio Apeciti e il dott. Franco Mattavelli vanno a Kengtung e, su mandato del vescovo mons. Peter Louis Chaku e l’aiuto del vescovo emerito di Kengtung, mons. Abramo Than, realizzano il “processo diocesano sul miracolo”, acquisendo nuove interessanti documentazioni e nuove originali testimonianze sul caso del bambino Joseph Tayasoe, che poi presentano alla congregazione dei santi.
Joseph Tayasoe ha ricevuto due visite mediche di controllo dall’Italia: il 29 dicembre 2000 e il 5-6 luglio 2004, che hanno dato risultati positivi. Nella seconda visita era presente anche un medico locale, buddhista, e lui stesso dichiara che allo stato attuale il ragazzo è del tutto normale. Joseph (16 anni) è intelligente, pronto, vivace e non ha avuto conseguenze negative del trauma: ricorda solo che cadde e poi più nulla. Si è ripreso perfettamente: non ha traumi scolastici, gioca al pallone, ha la testa a posto, il cranio è più dritto di quattro anni fa, quando era stato egualmente fotografato. I numerosi testimoni del fatto, compreso il medico dell’ospedaletto di Mong-Yang, concordano nell’affermare che la guarigione di Joseph Tayasoe è umanamente inspiegabile.
Nell’ottobre 2004 tutta la documentazione raccolta a Kengtung l’estate scorsa è stata consegnata alla Congregazione dei Santi. Noi preghiamo e speriamo che il Signore voglia concederci il primo Beato della Chiesa di Myanmar (Birmania), ma siamo anche richiamati al dovere di pregare padre Clemente e di imitare nella nostra vita le sue virtù. Non ha senso onorare un “uomo di Dio” e rimanere troppo lontani dal suo esempio di vita cristiana.
P. Piero Gheddo,
dicembre 2004 – Notiziario di Padre Clemente
Pubblicato con il permesso del Pime
(18/7 R. Perin – Direttrice dell’Ufficio Storico del Pime)
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