Foto di Mike Wall da Pixabay

Ho visitato trenta paesi africani su una sessantina. Nel dicembre 2005, la Guinea Bissau mi è sembrata fra i più poveri e arretrati. Eppure è un paese affascinante e con un popolo simpatico, cordiale, con molti giovani (più del 50% con meno di vent’anni!) pieni di buona volontà e di entusiasmo. Per precise cause storiche (colonizzazione portoghese, poi il regime marxista-leninista e la guerra civile del 1998-1999) la Guinea è un paese che va indietro, non avanti. Questa l’impressione che ho avuto dopo due precedenti visite, nonostante i segni positivi come la forte coscienza dei diritti umani che sta nascendo nei giovani! Il governo non riesce a sostenere quel poco che c’è: la corruzione nelle strutture statali è il peggior flagello. Molte iniziative di promozione umana sono della Chiesa e spesso fra le poche che funzionano. Ho visitato l’ospedale pediatrico di padre Ermanno Battisti, fino al 2005 direttore dell’Ufficio aiuto missioni del Pime a Milano, dopo 28 anni di Guinea Bissau. Nel gennaio 2005 è tornato in missione per terminare l’opera già iniziata vent’anni fa quando, per incarico del vescovo mons. Settimio Ferrazzetta e con l’aiuto di generosi benefattori, mandò a studiare in Italia o in Portogallo molti giovani per varie professioni: una ventina già laureati, nove dei quali medici specializzati e un farmacologo; inoltre un laureato in economia e commercio per dirigere l’amministrazione dell’ospedale e una trentina di infermieri diplomati. Decine di altri giovani stanno studiando in università straniere e in quella di Bissau: in tutto, padre Battisti ha fatto studiare un centinaio di giovani e ragazze guineani!
“La costruzione dell’ospedale è iniziata nel  2001 – dice padre Ermanno – e nel 2005 la struttura era già avanti. Quando siamo venuti qui, attorno non c’era nulla, adesso costruiscono da tutte le parti, è nato un grande quartiere molto povero, il vescovo mi ha nominato parroco e debbo costruire la parrocchia. Quindi è necessario avere nell’ospedale anche una farmacia. I medici vengono qui tutte le mattine, visitano e prescrivono le medicine che comperiamo anche qui, ma in genere facciamo venire dall’estero”.     Ho visto l’ospedale terminato nei muri, ai primi passi nell’attrezzatura. Avrà una disponibilità di 60 letti con strutture sanitarie per bambini e le puerpere che debbono essere aiutate o operate. In alcune delle sue 24 sale sarà operativo un centro oftalmologico per tutte le età, con possibilità di interventi anche su persone adulte (es. cataratta) e qualche sala riservata alla loro degenza. E’ previsto un ambiente appropriato per visite mediche e una farmacia in cui sarà possibile l’acquisto di medicinali a prezzi contenuti, oppure  gratuitamente. Per questi reparti ci sono già medici guineani e italiani specializzati e altri in specializzazione. Funzionerà anche una scuola per infermieri. Tutto questo in stretta collaborazione con il Ministero della Salute, nel quale saranno inquadrati i nostri operatori sanitari e dal quale riceveranno lo stipendio.
La cappella è pronta, con sculture e pitture di africani educati nel Centro Artistico fondato dallo stesso padre Battisti a Bissau, una delle opere educative e di produzione artigianale per l’esportazione più importanti della Guinea. Il pozzo scavato a 215 metri dà acqua in abbondanza, con un deposito a 15 metri di altezza da cui l’acqua va in tutto l’ospedale. Un altro pozzo poco profondo dà agli abitanti del quartiere acqua pulita, bene preziosissimo in Bissau! Il terreno dell’ospedale è molto vasto e Battisti ha fatto una piantagione di “alberi del pane”, che danno frutti simili a piccoli palloni senza semi, da bollire o arrostire per essere mangiabili; e poi l’orto e il frutteto con molte piante di banane. Battisti offre l’opera alla Chiesa guineana ad alcune condizioni concordate, anche per non tradire le aspettative di chi ha collaborato: che si conservi l’indirizzo prevalentemente pediatrico e che mai vengano negati cure e medicinali a chi non in grado di pagare. Al termine dell’intervista mi dice: “Si tratta di un opera più di Dio che nostra e quindi ho totale fiducia che Dio continuerà a guidarla, a sostenerla e ad aprirle nuove strade, con l’aiuto di tanti generosi amici per i quali prego e faccio pregare”.
Piero Gheddo
Il Timone – marzo 2006

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