Cari amici lettori, auguro a voi tutti di provare un’emozione così intensa, come quella che ho sperimentato la domenica 26 giugno 2011 in Piazza Duomo a Milano, quando il card. Angelo Amato, delegato del Papa per la beatificazione di tre servi di Dio ambrosiani, ha letto in latino la formula che proclama Beato il mio confratello padre Clemente Vismara. Sentivo una pienezza tale di sentimenti, un fermento tumultuante di pensieri gioiosi che mi sono messo a piangere. Il cuore mi scoppiava di gioia e ho pregato così: “Signore dà a tutti noi del Pime e a tutti i nostri amici questo gaudio, questa felicità, che quasi mi sembra di essere in Paradiso!”.
I santi sono vicini a Dio, ci indicano la via che porta a Dio. Amandoli, pregandoli e imitandoli, noi ci avviciniamo a Dio. Vismara è un missionario del Pime come me. Considero una grande grazia averlo conosciuto per una trentina d’anni, attraverso i suoi scritti che pubblicavo sulle riviste del Pime e incontrandolo in Italia nel 1957 e in Birmania nel 1983. I suoi scritti e la sua persona avevano un carisma particolare, che non era solo quello di saper scrivere bene. Adesso lo so, era il “carisma della santità”. Non un santo imbalsamato, ma un uomo vivo e quanto mai vivace. A 86 anni scherzava facilmente, faceva battute, ti prendeva in giro. Però la sua vicinanza a Dio gi dava uno sguardo di fede sull’umanità fra la quale viveva. Per me misera e primitiva, per lui piena di valori umani e di speranza. Vedeva quei piccoli e quei poveri con gli occhi di Dio.
Padre Gheddo su Mondo e Missione (2011)
Pubblicato con il permesso del Pime
(18/7 R. Perin – Direttrice dell’Ufficio Storico del Pime)
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