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La causa di canonizzazione dei miei genitori, mamma Rosetta Franzi e papà Giovanni Gheddo, a Dio piacendo, è iniziata a Tronzano (Vercelli), il 18 febbraio 2006. Mi chiedo: se è vero che la struttura più importante per la società è la famiglia e che «il primo e vero problema della società italiana sono le culle vuote» (così il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, 8 marzo 2004), perché nei mass media e nella mentalità comune la stabilità e la prosperità della famiglia è un tema così poco presente? Se i conti dello Stato non tornano tutti sono preoccupati, si fanno finanziarie pesanti, si chiedono sacrifici ai cittadini. Ma se la famiglia è in crisi, chi si preoccupa?

L’anno scorso, in estate, parlavo con un parroco di Genova. Mi diceva: «Ho organizzato alcuni incontri con i genitori dei bambini della prima comunione. Fra quelli che sono venuti, le famiglie regolari, con papà e mamma sposati e ancora assieme, non erano più del 35-40 per cento. Una parte importante dei disagi giovanili (psicologici, affettivi, mentali, di equilibrio e di serenità) viene dal fatto di non avere papà e mamme stabili, che, con l’aiuto di Dio, hanno consacrato la vita all’amore coniugale e familiare».

Se questo è vero, perché pochi si preoccupano di cosa fare per ricostruire la famiglia unita, per aiutare le giovani coppie a volersi bene e a proporsi, con sacrificio, di stare assieme per tutta la vita? Giustissimo facilitare l’acquisto della casa per i nuovi sposi, dare dei bonus per i figli, per le spese scolastiche e così via. Ma l’educazione alla famiglia unita pare non entri nelle preoccupazioni dello Stato, dei mass media, della scuola, della cultura popolare…

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Da sempre la Chiesa dà le sue indicazioni e i suoi aiuti spirituali, ma propone anche esempi concreti di come si può vivere con eroismo evangelico nell’amore coniugale e familiare. Giovanni Paolo II diceva spesso alla Congregazione dei Santi di proporgli coppie di sposi per la beatificazione. Il 21 novembre 2001 ha beatificato Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, oggi altre tre coppie di sposi sono in cammino verso la beatificazione. Una di queste è formata da Rosetta e Giovanni, che noi tre figli (Piero, Franco e Mario) abbiamo sempre venerato e pregato come santi autentici. Che bello, cari amici lettori, crescere in una famiglia in cui mamma e papà sono dei «santi» (fra virgolette, perché il giudizio spetta alla Chiesa). Ti senti sempre, anche da piccolo, nel calore dell’amore e della benedizione di Dio. Hai davanti degli esempi formidabili e quando diventi anziano ti commuovi e ringrazi il Signore di aver avuto una mamma e un papà come Rosetta e Giovanni: la prima morta di polmonite e di parto nel 1934 a 31 anni (con due gemelli non sopravvissuti), il secondo a 42 anni (1942) durante la guerra in Russia con un atto di eroica carità cristiana che ricorda san Massimiliano Kolbe! Due esistenze del tutto normali, senza miracoli né visioni né misticismi, due militanti dell’Azione cattolica che hanno creato la loro famiglia, allevato i tre figli (ne volevano dodici!), aiutato i poveri e percorso assieme la difficile ma esaltante via all’unione con Dio già su questa terra.

Si vedano i miei libri: Il testamento del capitano, San Paolo, con le lettere di papà dall’allora Urss, e Questi santi genitori, sempre della San Paolo.

Mons. Enrico Masseroni, arcivescovo di Vercelli, comunicandomi la sua decisione di iniziare la causa di canonizzazione, mi ha detto fra l’altro: «La cosa mi interessa molto e la metto nelle mani di Dio. Io stesso ho avuto un papà straordinario e considero la causa di beatificazione del tuo esemplare, perché rappresenta una schiera di uomini dell’Azione cattolica. Anche mio papà aveva fatto la guerra. E mi fa piacere che le figure di tuo padre e di tua madre vengano additate come modello in un tempo come il nostro in cui manchiamo di modelli, un tempo di «aurea mediocrità». Anch’io sono dell’avviso che la chiamata di tutti alla santità dev’essere documentata con esempi concreti. Ricordiamo e onoriamo i tuoi genitori per ricordarne tanti, tantissimi altri».

Ringrazio il Signore di questa grazia inaspettata e raccomando a tutti gli amici lettori di pregare per questa causa di beatificazione, che la Chiesa crede utile come esempio di Vangelo vissuto da una normale coppia di sposi.

Piero Gheddo

febbraio 2006

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