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Nato nel 1929 a Tronzano Vercellese, ha frequentato il seminario diocesano di Moncrivello (Vercelli), è entrato nel Pime nel 1945 e ordinato sacerdote nel 1953. Avrebbe dovuto partire per l’India, invece i superiori l’hanno tenuto nella stampa, all’inizio in modo provvisorio, poi ha finito per restare in Italia e nel 2013 ha celebrato i 60 anni di sacerdozio. E’ stato fra i fondatori dell’Editrice Missionaria Italiana (EMI) nel 1955, del Centro missionario Pime a Milano nel 1961, di “Mani Tese” nel 1964, di “Asia News” nel 1986, dell’Ufficio Storico del Pime nel 1994 e poi, a Roma, della ripresa di Cause di Beatificazione del Pime: c’erano solo due beati, Crescitelli e Mazzucconi e un servo di Dio Paolo Manna; oggi quattro nuovi beati (Manna, Vismara, Vergara e prossimamente Cremonesi) e altri servi di Dio (Candia, Ramazzotti, Tantardini, Salerio, Biffi) e in attesa di diventarlo (Pastori, Pirovano).
E’ stato direttore di “Le Missioni Cattoliche” (1959-1994), che dal 1968 ha preso il nome di “Mondo e Missione” e Gheddo l’ha diretta (1969-1994); ha pure diretto “Italia Missionaria” dal 1976 al 1992). Poco dopo la sua ordinazione sacerdotale ha collaborato con giornali e riviste anche laici (in particolare “Gente” e “Il Giornale” di Indro Montanelli); e ha vissuto il Concilio Vaticano II come giornalista dell’Osservatore Romano e, nominato da Giovanni XXIII nel settembre 1962,, “perito” per il decreto conciliare “Ad Gentes”.
Questo gli ha permesso di prendere contatto con molti vescovi delle missioni che l’hanno invitato a visitarli. Andando in Vietnam nel 1967 invitato dall’arcivescovo di Saigon Nguyen Van Binh, ha preso posizioni contro corrente, come durante la guerra del Vietnam e i Khmer rossi in Cambogia: in Italia è stato il primo a denunziare che i “liberatori” erano in realtà nuovi oppressori del popolo. Così ha molto scritto sulla fame nel mondo e il sottosviluppo dei popoli, che attribuisce anzitutto a fattori educativo-culturali-religiosi, prima che economico-politico-tecnici. E’ l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro. L’unica vera rivoluzione che ha cambiato in modo positivo l’umanità è quella compiuta da Gesù Cristo, che ha rivelato all’uomo il volto di Dio e con la sua vita e il suo Vangelo ha insegnato i principi umanizzanti che hanno fatto sviluppare l’umanità (amore, pace, perdono, valore assoluto della creatura umana, in questo la donna è uguale all’uomo come dignità, il matrimonio monogamico e per sempre, ecc.).
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Padre Gheddo ha scritto più di novanta volumi, con una trentina di traduzioni all’estero e ha collaborato con vari giornali e radio-televisioni. Ha presentato il Vangelo della domenica alla televisione di Rai-Uno tutti i sabati sera (1993-1995) e a Radiodue ogni mattino alle 7,18 per diversi periodi. Ha parlato per parecchi anni a Radio Maria tenendo la rubrica “La missione continua”. Ha ricevuto diversi premi, i due principali sono il “Premio Campione d’Italia” nel 1972 (riconoscimento annuale dei giornalisti italiani), assegnatogli da Indro Montanelli che divenne poi suo amico e col quale collaborò nei giornali da lui diretti; e il Premio UCSI della stampa cattolica nel 1980 e 2011.
Dal 1994 al 2010 è stato direttore dell’Ufficio storico del Pontificio istituto missioni estere a Roma, dove ha insegnato nel seminario pre-teologico del Pime; ma nel suo istituto a Milano aveva un ufficio e la segretaria (suor Franca Nava, missionaria dell’Immacolata già infermiera in India e Bangladesh), per le collaborazioni giornalistiche e le conferenze serali a cui era spesso invitato. Per anni ha vissuto un mese a Roma e uno a Milano, andando avanti-indietro in auto per portarsi il materiale di lavoro. E’ stato postulatore di tre cause di canonizzazione: il dottor Marcello Candia (laico missionario col Pime in Amazzonia già Venerabile, 1816-1983), padre Clemente Vismara (1897-1988, per 65 anni in Birmania, beatificato a Milano il 26 giugno 2011) e fratel Felice Tantardini (1898-1991, per 70 anni in Birmania).
Nel 2006 l’arcivescovo di Vercelli, mons. Enrico Masseroni, ha iniziato il processo diocesano per la Causa di beatificazione dei suoi genitori, Rosetta Franzi (1902-1934) e Giovanni (1900-1942), sui quali ha scritto due volumi: “Il testamento del capitano” con le lettere di papà Giovanni dalla guerra in Russia (San Paolo 2002) e “Questi santi genitori” (San Paolo 2005). Il primo processo diocesano (2006-2008), venne bloccato dalla Congregazione dei Santi per numerosi errori procedurali e scarsa documentazione sulla santità dei due servi di Dio. Nel febbraio 2015 il nuovo arcivescovo di Vercelli Marco Arnolfo ha rilanciato la Causa nominando una nuova Postulatrice, l’avv. Lia Lafronte della Rota Romana, che in pochi mesi, impegnandosi nel vercellese, ha trovato molta documentazione scritta e orale che permette di riprendere a breve un nuovo processo diocesano. Il cammino di Rosetta e Giovanni, con l’aiuto di Dio e delle preghiere di molti fedeli, si prospetta meno difficile e più rapido di quanto si temeva.
Nel 2003 padre Piero Gheddo ha pubblicato un volume sulla sua esperienza missionaria in ogni continente, “La Missione continua – Cinquant’anni a servizio della Chiesa e del terzo mondo” (San Paolo); “Meno male che Cristo c’è – Vengelo, sviluppo e felicità dell’uomo”, Lindau Torino 2012.. Ha scritto una quindicina di biografie di missionari, tra cui: “Cesare Pesce (1919-2002), Una vita per il Bengala”, EMI 2004; “Aristide Pirovano, Il vescovo partigiano (1915-1997)”, Emi 2007; “Augusto Colombo, l’apostolo dei paria (1927-2009)”, Emi 2010; “Tatto per andare lontano – Clemente Vismara, missionario e beato (1897-1988)”, Emi 2012; “Fare felici gli infelici – Personalità e spiritualità del Beato Clemente Vismara” (Emi 2014).
Nell’ottobre 2014 stava terminando gli ultimi tre capitoli della biografia di padre Luigi Pezzoni, medico missionario in India, fondatore della diocesi di Nalgonda, della cittadella dei lebbrosi ed ex-lebbrosi e dell’Università cattolica di Nalgonda (1931-2013). Il 15 ottobre 2014, padre Piero cadeva salendo le scale che portano al suo ufficio nel Pime di Via Monterosa a Milano e da allora è stato sballottato fra ospedali e case di cura. Oggi si trova in una struttura sanitaria della diocesi di Milano, in una comunità di sacerdoti anziani e bisognosi di cure; Padre Piero è “in convalescenza assistita” per ridiventare autosufficiente e tornate al Pime a Milano e chiede una preghiera, non per guarire, ma per fare sempre la volontà di Dio, Padre buono e misericordioso, che fa e permette tutto per il nostro maggior Bene: il Paradiso, la vita eterna “dove si trova gente tutta per bene”, scriveva il beato padre Clemente Vismara.
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