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A quarant’anni dal Sessantotto, i reduci di quegli “anni formidabili” ricordano. Allora ero direttore di “Le Missioni Cattoliche” (dal 1968 “Mondo e Missione”) e facevo frequenti visite ai missionari. L’Occidente ricco scopriva la vita disumana di popoli lontani. Nel marzo 1964 pubblico su questa rivista un servizio speciale sulla fame nel mondo, che suscita molte richieste di conferenze, interventi nelle scuole, articoli. Al Centro missionario Pime di Milano fondiamo Mani Tese (i padri Amelio Crotti, Giacomo Girardi e il sottoscritto) come associazione laicale per far conoscere il problema e raccogliere aiuti per i progetti dei missionari. Incontro settimanale di preghiera e lettura della Bibbia (la grande novità del post-Concilio) e per rispondere alle domande che ci venivano da tutta Italia. Grazie alla pubblicità di televisione, radio e giornali, nascono decine di gruppi intitolati “Mani Tese” che ci comunicano la loro esistenza e chiedono materiali, orientamenti, visite di missionari. Padre Crotti nomina il giovane padre Carlo Torriani, da alcuni mesi redattore di “Le Missioni Cattoliche” (è in India dal 1969), come assistente di Mani Tese.
Un anno dopo, il Pime chiede ai quattro Istituti missionari di origine italiana di responsabilizzarsi per questa iniziativa fortunata. Così Comboniani, Saveriani e Consolata aprono le loro case al movimento e incaricano loro padri di seguirlo. Molte le iniziative: libri, opuscoli, mostre fotografiche itineranti, convegni e manifestazioni, campi di lavoro per raccogliere carta e stracci, un’attiva presenza nei mass media. Avevamo circa 250-300 gruppi (più di 80 in Lombardia). Fin dall’inizio e fino al 1974 ero incaricato della pubblicazione di libri e opuscoli culturali di Mani Tese.
Il mio Sessantotto è stato segnato dai frequenti incontri serali con i giovani di questi gruppi, animati da grandi ideali. Ma la crescita clamorosa di Mani Tese incrocia la nascita della contestazione sessantottina, che voleva “un mondo nuovo”, senza capire che questo può nascere solo da Cristo! Noi missionari non abbiamo avuto l’unità, la forza di fede e carismatica di tenere il movimento in una linea ecclesiale e missionaria. Ha lasciato la preghiera e l’ispirazione cristiana, sostituendole con l’“analisi delle situazioni di oppressione” (la colpa era tutta dell’Occidente!). Nel movimento si sviluppa un intenso dibattito sull’analisi politica delle ingiustizie mondiali; i missionari erano accusati di rimanere in una “linea assistenzialistica”, funzionale al potere di classe e la tendenza era di aderire anche solo idealmente ai vari movimenti “rivoluzionari” nati dal marxismo e dal comunismo. Dalla fine degli anni sessanta ero invitato nei gruppi di Mani Tese, la discussione era sempre la stessa: socialismo sì, socialismo no; rivoluzione violenta o non violenta; guerriglia di liberazione sì o no; analisi marxista sì o no. L’ispirazione cristiana vista come un ostacolo alla diffusione del movimento, che era “aperto a tutti”. L’analisi marxista della società aveva occupato lo spazio culturale sessantottino, adottata anche da molti gruppi giovanili cattolici, nonostante la voce quasi solitaria di Paolo VI che ammoniva sulla disumanità di certe “vie di liberazione”. Anni di grande e appassionato attivismo!
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Nel 1970 la prima scissione in M.T., che approva quattro punti voluti dagli Istituti missionari: ispirazione cristiana del movimento, presenza dei missionari in M.T, microrealizzazioni e rapporto fra M.T.e impegno politico: “Il movimento in quanto tale non intende prendere ufficialmente posizioni politiche in senso stretto. Né può partecipare a manifestazioni promosse o appoggiate da partiti, sindacati o gruppi di pressione politica”. Si staccano un certo numero di gruppi e di aderenti che fondano “Progetto Uomo”, poi scomparso. Nel 1976 seconda e definitiva scissione. Gli istituti missionari si ritirano da M. T. che diventa un movimento politicizzato contiguo ai partiti di estrema sinistra. Con Mani Tese noi missionari abbiamo perso una grande occasione di evangelizzazione e di ”animazione missionaria”. Purtroppo, anche il movimento missionario italiano (preso nel suo assieme) era diviso. Non tutti condividevano le posizioni del presidente di Mani Tese, mons. Aristide Pirovano, ispirate dalla fede e dalla fedeltà al Papa.
Piero Gheddo
Mondo e Missione – giugno 2008
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