Gent.me Sorelle dei
545 Monasteri di Clausura
Vostre sedi in Italia Milano, 6 gennaio 2004
Carissime Sorelle,
questa volta non ho nessun nuovo libro da mandarvi, ma vi scrivo lo stesso per augurarvi Buon Anno 2004 ed esprimervi la profonda riconoscenza e affetto che provo per voi, per la vostra fedeltà alla vocazione di contemplative. Ve l’ho già detto altre volte, ma sento il bisogno di ripetervelo con parole nuove.
In quest’anno del mio 50° di sacerdozio ho pensato tanto a voi, carissime sorelle, e ho ringraziato il Signore che vi ha chiamate e vi dà la grazia di essere testimoni di fede e di amore anche a chi non capisce o non apprezza. Non importa: la vostra gioia è Gesù Cristo che si è dato tutto a voi. Auguro e prego perchè voi siate tutte di Gesù e possiate portare il vostro contributo alla salvezza dell’umanità.
Quando ho scritto il volume “La missione continua” (ve l’ho mandato nel giugno 2003) ho ripensato ai miei 50 anni di sacerdozio e di missione, e ne ho tratto due conclusioni:
1) Lo slogan dei “No Global”, “Un mondo diverso è possibile”, è più che giusto, tutti lo vogliamo! Ma la fede ci dice che questo mondo nuovo, più giusto e più fraterno, non si costruisce se non a partire da Cristo: la vita dell’uomo non può migliorare se non si fonda sull’amore e la grazia di Dio, e quindi la preghiera. Voi, sorelle, testimoniate che la preghiera è un valore fondamentale, indispensabile come la respirazione. Si può rimanere soffocati se manca l’ossigeno; si può morire spiritualmente, se manca la preghiera. Noi rispettiamo coloro che non credono, ma affermiamo la nostra fede. Ecco perchè voi rappresentate per tutti, e anzitutto per noi credenti, noi preti, una fiaccola posta sul monte, in un mondo di tenebre: Dio vi ha chiamate alla contemplazione perchè tutti capiscano che senza preghiera non si può far nulla di buono per l’umanità.
Lamentiamo spesso che la missione della Chiesa, specialmente oggi, appare come antropocentrica, cioè quasi esclusivamente orientata a procurare il bene dell’umanità (pace, diritti dell’uomo, giustizia, ecc.), e rischia di diventare per molti come un diffuso umanesimo laico. Ma noi sappiamo che tutto parte da Dio, anche la pace ha la sua sorgente in Dio, in Gesù Cristo: quando noi riconosciamo, nella fede, la trascendenza di Dio, sovrano assoluto da cui tutto dipende, comprendiamo la vera prospettiva della vita umana, mettendo ogni cosa al suo posto.
Mettere Dio al primo posto, vuol dire scoprire a poco a poco la sua grandezza. Ecco quello che voi annunziate con la vostra vita, sorelle. A volte si discute come mai oggi il nostro popolo di battezzati è così insensibile ai richiami della Chiesa che vuole orientarlo verso il soprannaturale, verso Dio; le riviste e i convegni ecclesiali trattano spesso questo tema. Mi stupisce che spesso si conclude dicendo che non sappiamo più presentare la vita soprannaturale al mondo d’oggi, non abbiamo il linguaggio giusto, non usiamo gli strumenti adeguati. Questo senza dubbio è vero, anch’io dico e scrivo spesso che il giornalismo (e anche il parlare in televisione) mi ha insegnato le tecniche moderne di comunicazione, molto utili per annunziare la “buona notizia”. Ma sono convinto che se oggi la Parola è spesso inefficace, non è perchè non sappiamo presentarla nel mondo attuale, ma soprattutto perchè non abbiamo abbastanza fede, non confessiamo abbastanza Cristo, non abbiamo molta fiducia nell’azione dello Spirito Santo.
La nostra vita, parlo di noi preti e operatori pastorali, senza accusare nessuno se non me stesso, è troppo lontana da quello che predichiamo; nella Chiesa, che dovrebbe essere la presenza di Dio e di Gesù Cristo nel mondo, appare troppo la parte umana e meno quella divina. A pensarci bene, la condizione di noi preti, ma ripeto che parlo soprattutto di me stesso, è tragica: dobbiamo parlare di Dio, ma sappiamo e sperimentiamo ogni giorno, che noi uomini siamo impotenti in questo compito; se lo Spirito non tocca i cuori, il nostro parlare e il nostro scrivere è vano. Pregando e meditando queste cose, ringrazio il Signore della vostra testimonianza.
2) La seconda conclusione è questa: chi guida la storia di ogni singolo uomo (cioè, la nostra storia personale!) e dell’umanità è Dio Creatore e Padre: per questo noi credenti dobbiamo essere profondamente ottimisti, pieni di gioia, nonostante tutti i segni contrari che vediamo. Ottimisti su noi stessi (nonostante le nostre debolezze e peccati) e sul futuro dell’umanità, i cui crimini abbiamo ben presenti. Che tempo farà domani? Bel tempo, sorelle, nonostante tutto. Perchè il sole sorgerà anche domani, nel nome di Gesù, che guida il nostro cammino e quello dei popoli.
A partire dalla Pentecoste, la Chiesa procede verso un punto preciso: tutte le Nazioni entreranno nel Popolo di Dio, secondo quanto dice San Paolo: “Fratelli, voglio farvi conoscere il misterioso progetto di Dio, perchè non siate presuntuosi. Una parte d’Israele continuerà nella sua ostinazione fino a che tutti gli altri popoli saranno giunti alla salvezza. E così tutto Israele sarà salvato” (Rom. 11, 25). Il processo attuale di “globalizzazione” è un tempo di accelerazione della storia e di grazia, verso l’incontro di tutti i popoli con Cristo.
Il Papa scrive nella “Redemptoris Missio” (n. 3): “Dio apre alla Chiesa gli orizzonti di una umanità più preparata alla semina evangelica”; e ancora (R.M. 86): “Dio sta preparando una grande primavera cristiana, di cui già si intravede l’inizio. Difatti, sia nel mondo non cristiano, come in quello di antica cristianità, c’è un progressivo avvicinamento dei popoli agli ideali e ai valori evangelici, che la Chiesa si sforza di favorire: il rifiuto della violenza e della guerra; il rispetto della persona umana e dei suoi diritti; il desiderio di libertà, di giustizia e di fraternità; la tendenza al superamento dei razzismi e dei nazionalismi; l’affermazione della dignità e la valorizzazione della donna”.
La nostra visione della storia non è ingenua o consolatoria. Quelli che si credono “realisti” vedono la storia muoversi in senso opposto a quanto ci dice la fede e pensano che le suore di clausura (spesso lo sento dire!) sono inutili o superflue, specialmente oggi, quando si misura tutto col metro dell’efficacia immediata e dei risultati economici. Ecco perchè mi commuovo pensando a voi tutte, a quelle che ho avuto la fortuna di conoscere e a quelle che ancora non ho incontrato (ma in P________J_K___%_-_ tutti e tutte!). Mi commuove la vostra fedeltà alla chiamata e al piano di Dio, molto diverso da quanto noi pensiamo.
Vi saluto tutte con affetto nel Signore Gesù. Il 3 febbraio prossimo andrò in Malaysia e Borneo con padre Giorgio Licini, missionario nelle Filippine e oggi in Papua Nuova Guinea: una preghiera perchè tutto vada bene. Quando torno a Roma debbo farmi mettere una retina nel ventre, per contenere i visceri, in seguito all’operazione che mi hanno fatto nel marzo 2003, di cui vi ho già raccontato (sono un miracolato di Marcello Candia!). Buon Anno 2004. Il vostro aff.mo padre Piero Gheddo
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