Da 50 anni lavoro nell’animazione e stampa missionaria. Ho maturato questa convinzione: l’ideale missionario, le testimonianze dei martiri e dei missionari evangelizzano il nostro popolo. L’animazione e la stampa missionaria, se sono quello che debbono essere, hanno il carisma di far rinascere l’entusiasmo della fede e della vita cristiana nei nostri fedeli. Al Convegno della Chiesa italiana a Loreto (aprile 1985), Giovanni Paolo II, citando santa Caterina da Siena, quasi gridando diceva: “Se sarete quello che dovete essere, metterete a fuoco tutta l’Italia”.
Il popolo italiano ha, oggi più che mai, fame e sete di Dio e la nostra vocazione di missionari è proprio questa: trasmettere la fede e l’amore a Gesù Cristo, l’unica ricchezza che abbiamo. Ecco il senso dell’animazione e della stampa missionaria. Don Primo Mazzolari, “tromba d’argento dello Spirito Santo nella Valle padana” (secondo Giovanni XXIII), ha scritto: “Se io non porto Cristo agli uomini sono un prete fallito. Posso fare molte cose buone nella vita, ma l’unica veramente indispensabile nella mia missione di prete è questa: comunicare il Salvatore agli uomini, che hanno fame e sete di Lui“.
Il Convegno missionario nazionale di Bellaria sul tema “Il fuoco della missione” (10-13 settembre 1998) ha prodotto un documento splendido e accorato: “L’amore di Cristo ci sospinge”, che sollecita ad “accendere nelle comunità cristiane il fuoco della missione”. Questo i nostri vescovi vogliono dai missionari e dal movimento missionario italiano: “La coscienza missionaria nasce e si forma nell’incontro con Cristo. Ne deriva che ogni debolezza cristologica indebolisce la radice stessa della missione. Forse sta proprio qui la ragione di certe nostre esitazioni… Lo slancio missionario richiede una forte spiritualità di cui, forse, siamo ancora carenti… Il fuoco della missione si accende quando lo Spirito Santo trasforma i nostri cuori“.
Stampa e animazione missionaria debbono trasmettere la “passione missionaria” di far conoscere a tutti Gesù Cristo: “Le nostre comunità cristiane dovranno imparare a riconoscere che, fra tante urgenze, la più urgente è ancora e sempre la missione”.
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Ora, quando il discorso sulle missioni diventa troppo centrato sulla fame nel mondo, i micro-progetti, la liberazione degli oppressi, la protesta contro le multinazionali e “la globalizzazione capitalista”, dando per scontato il vero scopo della missione che è di natura religiosa, si finisce per svilire la vocazione missionaria. Temo che stiamo distruggendo il patrimonio di immagine che la tradizione missionaria ci ha lasciato. Quando leggo e medito il documento della Cei citato, mi viene la tentazione di dire che siamo fuori strada. Leggendo libri e riviste missionari, guardando programmi di convegni e di campagne “missionarie”, a volte mi chiedo: dov’è finito Gesù Cristo? Non intendo giudicare nessuno, sappiamo tutti che la stessa Chiesa italiana e il popolo di Dio attraversano un lungo periodo di crisi: manca l’entusiasmo della fede.
Giovanni Paolo II, ricevendo i partecipanti all’Assemblea generale della Focsiv (Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario), ha detto: “Il segreto dell’efficacia di ogni vostro progetto è il costante riferimento a Cristo... Intensificate il vostro slancio apostolico per rispondere alle urgenze di quanti oggi sono costretti a vivere in condizioni di disagio e di abbandono”. Anche i volontari cristiani, nei loro progetti per i poveri, sono invitati a riferirsi costantemente a Gesù Cristo, con “slancio apostolico”.
Il 2 dicembre 1992 il card. Carlo Maria Martini ha parlato a Milano ai missionari del Pime impegnati nella stampa. Diceva che le lettere di san Francesco Saverio avevano “un fuoco straordinario per il Vangelo. Noi vorremmo che la nostra stampa missionaria fosse sempre così, cioè che avesse questa forza comunicativa del Vangelo proprio attraverso le notizie sulla diffusione del Vangelo…. Ridateci lo stupore del primo annunzio del Vangelo, ridatelo alle nostre comunità, non soltanto ai cristiani delle terre di missione, ma anche a noi… perchè questo stupore riscaldi il cuore di tutti e tutti possiamo rivivere la gioia di cui parla Isaia: “Prorompete in canti di gioia perchè il Signore ha consolato il suo popolo”.
Piero Gheddo
gennaio 2003
Pubblicato con il permesso del Pime
(18/7 R. Perin – Direttrice dell’Ufficio Storico del Pime)
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