Perché fin dall’inizio ci sono i laici nel Pime? Per tre motivi:
Primo, Il Pime è nato per
mandare in missione i preti e i laici diocesani senza obbligarli a diventare religiosi (cioè a fare i voti). Chi non era andato a scuola oltre le elementari faceva il fratello portando in missione la sua professione: costruttori, tipografi, infermieri, ortolani, falegnami, fabbri ferrai, amministratori di diocesi e di scuole.
Secondo motivo: i fratelli erano catechisti, insegnanti di religione, avevano una formazione religiosa e spirituale adeguata alla loro cultura generale.
Nelle missioni si ricordano molti fratelli di statura spirituale non comune: Felice Tantardini (di cui è in corso la causa di beatificazione), Pasqualino Sala, Massimo Teruzzi in Bangladesh, morto fra ai lebbrosi, Vergottini e Francesco Galliani in Brasile, ecc.
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I fratelli hanno dato grandi contributi al Pime e alle sue missioni, Bangladesh e Birmania, ma anche in India e Hong Kong e più recentemente Amazzonia.
Lasciatemi ricordare fratel Francesco Galliani mio compagno di classe, morto in Amazzonia (vedi volume Missione Amazzonia, pagg. 367-369). Andato in Amazzonia come falegname e costruttore, ha costruito parecchie chiese e case della diocesi di Parintins, però subito si è interessato dei lebbrosi, allora gli ultimi di tutti. Era un uomo profondamente spirituale, che ha saputo infondere nei suoi collaboratori la fede e l’amore a Cristo, che porta alla donazione totale anche ai fratelli più sfortunati.
Questa mattina ho parlato delle caratteristiche del Pime e del suo carisma.
Cosa c’entra con voi tutto questo?
Voi siete volontari cristiani che intendete fare un servizio ai popoli attraverso un istituto missionario.
I) Bellezza e grandezza di questa vostra vocazione.
Vi inserite come collaboratori di un Istituto che ha un carisma preciso: annunziare Cristo, fondare la Chiesa.
L’Alp prepara i laici che collaborano con i missionari del Pime
Dovete partire con la disposizione a entrare in quella dinamica cristiana che anima il Pime, i suoi missionari e la sua azione. Cioè condividere gli ideali del Pime cordialmente e viverli, nella vita spirituale e fedeltà alla Chiesa.
Questo richiede una visione religiosa della storia e dell’uomo e, più ancora, una vita cristiana. Quindi credo che la vostra venuta al Pime sia una vocazione cristiana, una chiamata di Dio ad un grande ideale da vivere da laici.
Qual è il valore umano e religioso che esprime il volontario? Il gratuito per gli altri e per amore di Dio.
Valore del volontariato in Italia. Forte segno di cristianesimo nel nostro popolo. In Italia si parla di 12 milioni di volontari in molti campi dove c’è necessità di impegno, di assistenza, di lavoro.
Questo dà ottimismo sul futuro dell’Italia, perché va contro-corrente la tendenza generale della società italiana che è l’egoismo, il particolarismo, l’impegno ma solo per se stessi non per gli altri.
Voi portate in missione, con la vostra vita, il senso cristiano del gratuito per gli altri. Episodio di Giannini in Giappone, sul gratuito di cui era priva la società giapponese. L’esempio delle missioni cristiane in Giappone ha suscitato il senso del gratuito nella popolazione e oggi il Giappone pullula di associazioni di volontariato.
Missionarie dell’Immacolata nel lebbrosario di Vegavaram in India. Una commissione medica governativa visita l’ospedale e il lebbrosario. Quei tre medici ne sono ammirati e dicono alle suore: perché fate questo con i paria che non possono ricompensarvi? Venite ad Hyderabad dove ci sono molti benestanti che non hanno ospedali così moderni e potrete guadagnare. Da qui nasce l’immagine di Cristo che è venuto per dirci che siamo tutti fratelli perchè figli dello stesso Padre.
Claudio Vezzaro dell’Alp in Cambogia: handicappato lui stesso, ha studiato e si è specializzato nel trattare gli handicappati, poi è andato in Thailandia e ha fondato a Phrae una casa per handicappati, con alcune volontarie che l’hanno seguito. All’inizio la gente del posto non volevano quella casa, poi si sono affezionati e adesos vengono ad aiutare. In Thailandia non esistevano case di accoglienza per handicappati!
Voi volete andare a servizio dei popoli più lontani e abbandonati.
I volontari italiani nei paesi poveri e lontani non sono molti, qualche migliaio al massimo. Oggi i volontari internazionali dei 50 organismi cristiani della Focsiv sono circa 1500, quelli di organismi laicali meno della metà.
Ricordo che tutti volontari italiani in Africa nel 1985 erano circa 1.850, oggi circa 500. Sono segni negativi della società italiana, segni che il nostro paese si sta chiudendo in se stesso per tanti motivi: vita moderna sempre più precaria, insicura.
Voi date un segno contrario positivo e ringraziate il Signore di questa vostra vocazione.
II) C’è un motivo umano molto forte per la vostra scelta: aiutare anche i popoli poveri, sottosviluppati, anche in senso educativo, tecnico, economico, umano: cioè trasmettere attraverso la vita e il lavoro professionale quelle conoscenze e tecniche che sviluppano l’Occidente.
La mentalità comune in Italia pensa che tutte le religioni e le culture sono uguali. Non è vero, questo è il “relativismo” condannato da Benedetto XVI. Gli uomini nascono e sono tutti uguali, ugualmente figli di Dio, ugualmente degni di rispetto; ma la cultura, la religione e l’ambiente in cui vivono li rende diversi. Ogni popolo ha un suo cammino storico che l’ha portato al mondo attuale e ogni popolo vive in una diversa epoca storica.
Il sottosviluppo è il risultato di una mancanza di educazione. Non solo la scuola, ma le conoscenze tecniche in tutti i campi (agricoltura, artigianato, industria, vita politica) che avviano lo sviluppo di un popolo.
Nicoletta Maffazioli dell’Alp a Bambadinca in Guinea Bissau, ha fondato e gestisce un centro di formazione dei giovani africani che vengono dalle campagne: non bambini ma uomini e donne sopra i 16 e fino ai 25 anni: persone di buona volontà, cordiali, molto motivati, ma ai primi passi nello sviluppo moderno.
III) Il vostro volontariato non dev’essere una parentesi nella vostra vita.
Presuppone una profonda vita cistiana. La miglior preparazione a partire per le missioni è di approfondire e viveve la fede nella vita, nella convinzione che tutit i popoli hanno bisogno di Cristo
per svilupparsi anche umanamente.
Voi venite con i missionari, significa che entrate nelle finalità umane e religiose della missione cristiana. Diventate parte di quei ponti fra i popoli e le culture.
Vivere il gratuito significa amare il prossimo, interessarsi dell’altro, spcie il più povero e marginalizzato dalla nostra società.
Madre Teresa: “La più grande disgrazia dell’India è di non conoscere Cristo”. Non solo non conoscere il gratuito, ma non conoscere l’amore alla singola persona per un motivo religioso molto forte che cambia la vita. Il cristiano sa che in tutte le persone c’è Gesù Cristo. L’amore a Cristo è condizione per amare totalmente il prossimo.
Gli organismi di volontariato laico, che negli anni ottanta mandavano molti volontari non motivati religiosamente, sono falliti quasi tutti: le motivazioni politiche sono fallite tutte. Ricordo i molti volontari del PCI in Somalia, Guinea Bissau, Mozambico: non c’è più nessuno. La prospettiva di guadagnare molto come i tecnici della Fao e di ditte e di Ong finanziate dalla Cooperazione italiana sono scomparse.
Annunziare e testimoniare Cristo con le parole, l’azione e la vita.
C’è un motivo umano e profondo per questo: voi andate tra popoli profondamente religiosi, che vivono fortemente la presenza del soprannaturale, del mistero, del magico nella vita.
Se vi presentate come “laici” che vivono in missione, non pregano, non frequentano la Chiesa, non siete pi stimati né capiti. No educate nessuno, mentre il compito principale è di educare, cioè far progredire quei popoli.
I tecnici italiani di ditte che vanno a lavorare in progetti nei paesi poveri, quando si presentano come non religiosi, possono costruire ma non educano, si crea una barriere di comprensione fra loro e il popolo, che non li stima.
Episodio della diga di Tarbela: il chirurgo musulmano che mi chiede: “Perché voi italiani
non pregate mai?”.
Padre Gheddo ai giovani ALP (Laici del Pime) (2007)
Pubblicato con il permesso del Pime
(18/7 R. Perin – Direttrice dell’Ufficio Storico del Pime)
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