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Si è svolto a Castelgandolfo il convegno nazionale sulla missione “ad gentes” in Italia, con oltre 600 delegati da tutte le regioni. Mons. Francesco Lambriani, presidente della commissione episcopale per la catechesi, ha così sintetizzato le conclusioni: “Finora ci siamo interessati del corpo degli immigrati. Adesso dobbiamo interessarci anche della loro anima. Il primo pane è quello della Parola… L’annunzio di Cristo è il primo atto di carità verso l’uomo, al di là di qualsiasi gesto di pur generosa solidarietà”.

Il presidente della conferenza episcopale italiana, card. Camillo Ruini, nella prolusione al consiglio permanente della Cei (24 marzo), ricordando il convegno di Castelgandolfo ha affermato il dovere di “proporre, nel pieno rispetto della libertà delle coscienze, il messaggio del Vangelo anche ai tanti immigrati che giungono in Italia, fra i quali, assieme ai molti cattolici e cristiani di altre confessioni, sono numerosi i seguaci di altre religioni”.

E’ una svolta importante nella storia della Chiesa italiana: gli enti ecclesiali (diocesi, parrocchie, associazioni laicali) si possono rinnovare attraverso la “missione ad gentes”. L’accoglienza degli immigrati, che già facciamo con molta generosità, implica anche la dimensione dell’annunzio a tutti, musulmani compresi. L’immigrazione ormai massiccia in Italia (poco meno di due milioni di stranieri, il 10% delle forze lavorative!), di cui abbiamo assoluto bisogno per mantenere il nostro livello di vita, stimola la Chiesa italiana a rinnovarsi, diventando missionaria. Occorre ritornare a Gesù Cristo, dare ai credenti il senso profondo del valore della fede, il maggior dono che Dio ci ha fatto: questa la base fondamentale della civiltà e identità europea, senza la quale siamo un contenitore vuoto, facile preda di popoli con forte fede e appartenenza religiosa.

Nella maggioranza del popolo italiano prevale il timore degli immigrati, specie dei musulmani: li vedono come stranieri di cui abbiamo bisogno, ma non integrabili nella realtà italiana, quindi potenziali nemici. Non si capisce che la soluzione, al di là di leggi e prvvedimenti sociali, è questa: occorre rievangelizzare l’Europa (l’Italia), anche se molti valori di origine evangelica sono entrati, del tutto laicizzati, nelle costituzioni degli stati moderni, staccati dalla loro radice che è Dio. L’Europa (l’Italia) vive come se Dio non esistesse: non possiamo comprendere e integrare davvero i “terzomondiali”, pur di altre fedi, se non ritroviamo il punto d’incontro più importante che è la vita religiosa: fede e preghiera, devozioni e pietà popolare, grazia e onnipotenza di Dio, perdono e fiducia nella Provvidenza, ecc.

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Perchè annunziare Cristo ai “terzomondiali”? Perchè la Chiesa è mandata a tutti i popoli e tutti hanno diritto di conoscere che anche per loro è nato il Salvatore. Ma c’è un secondo motivo: “La fede si rafforza donandola!” ha scritto Giovanni Paolo II nella “Redemptoris Missio” (n. 2). Occorre un grande sforzo per riannodare i legami tra fede e cultura: solo il ritorno ai valori supremi e trascendenti può salvare l’Europa (l’Italia) da un lento avvelenamento che indebolisce tutta l’esistenza personale e civile.

Ecco il senso di noi missionari “ad gentes” in Italia: testimoni dei popoli che siamo andati ad evangelizzare e che oggi ci vengono in casa, abbiamo il compito primario di richiamare continuamente, attraverso la stampa e l’animazione missionaria, il valore primario dell’evangelizzazione, dell’educazione cristiana, cioè della “missione religiosa” che è quella della Chiesa. Se ci accontentiamo dei “valori comuni”, della “scelta etica”, della “morale naturale” (cioè laica), delle “campagne politico-ideologiche” che mettono d’accordo tutti, la nostra presenza nella Chiesa e nella società italiana diventa sempre più debole e ininfluente. Il santo card. Elia Della Costa, arcivescovo di Firenze, nel 1938 diceva ad un convegno di scienziati: “Voi scienziati di alto livello sappiate: c’è una scienza anteriore a tutte le altre, una scienza che forse non conoscete o non conoscete come dovreste. La scienza che salva, quella di Dio e di Cristo; la meditazione cioè della vita di Cristo, nell’imitazione della quale consiste il senso ultimo della vita. Tutte le altre scienze sono vane, se non sono sostenute da quest’unica scienza”.

Piero Gheddo

Mondo e Missione – giugno 2003

Pubblicato con il permesso del Pime
(18/7 R. Perin – Direttrice dell’Ufficio Storico del Pime)

 

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